Tra RES e pRESs

20151003_fanzine1

Sì, è vero, questo dovrebbe essere un editoriale, o quantomeno uno scritto che spieghi cosa è ResPublica e perché nasce pRESs Publica… E però io mi sento di fare un’altra cosa. E me ne sento anche legittimata, dato che uno dei pilastri su cui si fonda Res Publica è la completa libertà delle proprie azioni, l’assenza di ogni gerarchia sociale e di pensiero, il non doversi sentire in dovere di fare nulla, se non lo si vuole; il poter usufruire dello spazio pubblico senza sentirsi obbligati a partecipare alle riunioni, alle pulizie, alla preparazione degli eventi, ecc…; o, nel caso lo si voglia fare, il poter scegliere come, quando, se e quanto dedicare del proprio tempo. Quindi mi prendo la libertà di scrivere come mi va, e sarebbe bello che chiunque volesse utilizzare questo spazio pubblico (e mi riferisco sia al Res che al pRESs, ovviamente!) si prendesse la stessa libertà, senza censure, inibizioni, paure o fantasie sulle aspettative altrui (ma pur sempre nel rispetto, che è altro caposaldo… altrimenti il tutto non si tiene, è ovvio).
N. 1. Quando, quasi sei anni fa, io e Ronnie abbiamo deciso di vivere ad Alghero, eravamo sul Lungomare Dante. Io ho guardato il panorama, dalla Torre di Sulis a quella dei cani fino al gigante di Capocaccia, e ho pensato che una tale bellezza mi poteva bastare per scegliere il posto in cui piantare radici (beh, ora c’è quella voragine oltre Piazza Sulis che a volte mi fa temere che metà del ‘mio’ scorcio cada giù…).
2. Quando, circa un anno fa, sono capitata per la prima volta a Res Publica, c’era uno spettacolo di teatro con cena sociale. Ho mangiato cibi fatti tutti con prodotti locali e ho messo nella cassettina delle offerte il mio contributo libero. Poi ho visto che ciascuno andava in caffetteria a lavare il proprio piatto e il proprio bicchiere; e che c’era chi, con estrema naturalezza e senza dire o recriminare nulla, lavava anche i pochi piatti lasciati lì da qualche passante svogliato. E ho pensato quanto fosse estremamente civile, anzi umano, tutto il processo, non solo l’atto finale (dall’aver rimesso a posto un luogo e fatto sì che la porta non rimanesse chiusa per tutti, al cucinare per gli altri, all’attenzione per i prodotti del territorio e per gli oggetti comuni); quanto piccoli gesti concreti possano insegnare ben più di tante parole sul senso civico e sulla democrazia; quanto una comunità venga di fatto costituita e cementata da atti come questi: perché va da sé che, se chi cucina pensa a colui che non lascerà nessuna offerta, e chi pulisce punta il dito contro colui che non l’ha fatto, tutti sarebbero contro tutti e nessuno farebbe niente, pensando a ciò che l’altro non fa. Il che spesso, troppo spesso, avviene quotidianamente. E poi ci si lamenta dell’immobilismo in cui versiamo.
3. Quando, circa un mese fa, durante l’assemblea pubblica che ogni lunedì si tiene al RES, abbiamo proposto di ridare vita alla fanzine, la ragione principale è stata quella di unire i punti 1 e 2. Perché, se il principale scopo del Res è far sì che i cittadini si organizzino, per liberare i beni pubblici dall’abbandono e 2 dalle speculazioni, e restituire così Alghero alla sua bellezza, un giornale può unire questi due punti in più sensi. Innanzi tutto perché questo mensile vuole essere veramente pubblico, cioè di tutti, cioè che dia voce a chi voce non ha e permetta a chi vuole di prendersi il suo spazio, qui ed ora. Vogliamo unire punti di vista differenti: propositivi, critici (anche verso Res Publica e il giornale, ovviamente!), fantasiosi, artistici, giocosi, seri o non importa cos’altro… l’importante è che siano ‘veri’, sentiti. Perché pRESs Publica vuole raccontare Alghero: quella di ieri, quella di oggi, e quella di un domani che si intende immaginare insieme, come bene comune e condiviso (perché senza sogni e progettualità il presente rimane immobile). È una forma di partecipazione dal basso del tutto apartitica, apolitica e aconfessionale, che intende essere attiva più che ‘criticona’ e che punta ad una partecipazione aperta e condivisa della scrittura, per la realizzazione di un giornale che sia di tutti e di nessuno. E poi un giornale può mettere maggiormente in contatto Res Publica con Alghero. Perché il Res non è un centro sociale, ma un’associazione di associazioni che lavorano a livello volontario, unite le une alle altre per un fine comune che trascende i singoli scopi (dei singoli, e delle stesse associazioni che la compongono): è, quindi, prima di tutto, una palestra civica, democratica e umana, che offre servizi e una modalità di condivisione dei beni comuni. E tutto questo vogliamo condividere e creare insieme con Alghero, anche attraverso pRESsPUBLICA. Altrimenti l’ex caserma non avrebbe ragione di esistere.
RO

Ottobre 2015

Alghero, autoproduzioni, cultura, socialità, autogestione