Arte della guerra o Arte contro la guerra

theoFine 400, la vecchia Europa si libera dal medioevo e dall’idea che il valore dell’uomo sia retto solo dal suo coraggio in guerra. I prodi cavalieri lasciano il posto ai gentiluomini raffinati. Le fortezze militari a castelli residenziali…

Ma due invenzioni vengono a stravolgere l’ordine del mondo!

La stampa, ispirazione divina, e l’artiglieria, suggerimento diabolico – come le definisce un grande umanista del tempo. Paradossalmente, mentre si diffondono i libri, dilaga la guerra alla quale si piegano pure loro – i libri – costretti a tanti trattati sull’arte della guerra e delle macchine di morte. Inaugurando così secoli di guerra di sempre più lunga gittata.

La cultura ha dunque perso questa battaglia. Ma chi ha vinto la guerra?

Dopo mezzo millennio di conflitti sempre più tecnologici, sempre meno vittime militari e sempre più vittime civili, con gli ultimi aggiornamenti bellici che riportano la guerra alle nostre porte, che cosa è rimasto dell’antimilitarismo?

Per tentare una risposta, abbiamo deciso di dedicare questo numero di PressPublica al ripudio della guerra giusto per ricordare che è scritto nella Nostra Costituzione.

E lo proclamiamo da un pulpito palpitante e simbolico.

Da un’ex caserma anacronistica ai tempi della guerra moderna e del terrorismo. Le rastrelliere che custodivano fucili si sono trasformate in mensole che ospitano libri. Le celle, silenziosi luoghi di sofferenza e di detenzione, sono diventate studi musicali, chiassosi luoghi di gioia e di liberazione. Le stanze in cui dormivano un tempo i gendarmi, oggi risvegliano l’arte e la socialità. L’arte contro la guerra al posto dell’arte della guerra.

Riparlare di antimilitarismo sembrerà “démodé” vista l’indifferenza generale su questo tema, nonostante l’incapacità delle armi a proteggerci e la loro proliferazione nei paesi del terzo mondo che reclamano, da buoni allievi, la loro dose di guerra per la felicità dei trafficanti privati e statali nostrani. Ma vogliamo ancora credere che diffondere la cultura possa confondere le armi e spegnere la violenza militarista.

Agli ingenui che persistono nel confidare che sia l’esercito a dovere proteggerci e non la buona politica e la civiltà, a quelli che non mancheranno di deriderci, rispondiamo con il caro vecchio Bakunin che una risata li seppellirà… sempre meglio di una granata!

Pelem

Illustrazione di tiaktical

Febbraio 2016

Alghero, autoproduzioni, cultura, socialità, autogestione