Intervista: Paolo Lubinu di UndergroundX

Tre volti nuovi in assemblea, Andrea dà loro la parola: un’associazione, un progetto editoriale, un collettivo di artisti. Paolo e Francesca leggono brani da Jesù Cristu ‘Etzu, un romanzo autoprodotto, i passanti da Via Simon si affacciano curiosi, qualcuno si ferma. Contatto Paolo: l’incontro in assemblea, il romanzo, la presentazione di Underground X, il reading. È ora di curiosare un po’.

Underground Experiment, un nome che è un programma. Perché questa attitudine? Cosa vi interessa e che ruolo ha questo mondo sotterraneo?

Crediamo nelle culture underground da sempre, anche perché veniamo tutti dalla musica e dall’arte indipendente: comunque non ci interessa tanto il fatto che una realtà sia più o meno marginale rispetto al panorama nazionale o internazionale, ciò che conta secondo noi è la capacità di esprimere liberamente culture e idee artistiche senza fare compromessi con ogni sorta di conformismo. Molte band e artisti in genere si autodefiniscono underground per via della loro marginalità, scarsa visibilità eccetera, l’underground però a nostro avviso ha a che fare con l’indipendenza culturale, che sia consapevole o no… è l’attitudine appunto: non è necessariamente una questione di coscienza o di presa di posizione precisa, resta però il dato di fatto che la si trova molto più facilmente lontano dai riflettori, come il peggiore conformismo del resto…

Dal 2014 organizzate il Festival delle culture indipendenti. Che risposta avete avuto nelle due edizioni? Come stanno queste culture, in Sardegna e altrove?

La risposta è nella domanda: le culture indipendenti stanno più che bene, esistono da sempre – noi spesso parliamo di sottoculture – e continueranno ad esistere con o senza cultura dominante. Il nostro Festival sicuramente vuole essere un appuntamento tra spiriti liberi, ma è anche una sorta di laboratorio dove ogni volta il rilancio culturale è sempre più alto, e non grazie ai finanziamenti pubblici visto che non ne chiediamo. Insomma, l’esperimento underground continua. Diventeremo una multinazionale!

Progetto Mayhem e Jesù Cristu ‘Etzu: creatività dei singoli e lavoro collettivo?

Il progetto Mayhem è un collettivo di artisti creato da noi di Underground X che però va oltre noi stessi e che è sempre aperto a nuovi adepti. L’idea di base sta nel prendere il lavoro artistico di un autore e di rimaneggiarlo in altre chiavi linguistiche: quindi un racconto per esempio può diventare una performance teatrale con innesti video, figurativi e musicali; naturalmente il tutto avviene nel rispetto dell’opera originale. Jesù Cristu ‘Etzu non è un lavoro collettivo ma è stato il pretesto, la spinta motivazionale del Progetto Mayhem e di Underground X nella sua evoluzione in casa di produzioni. Per promuovere il romanzo, infatti, tra le altre cose abbiamo ricavato un libro di racconti illustrato dal collettivo, da cui poi è nata una performance visuale teatrale musicale. Il motto del progetto Mayhem è “Libera la scultura dalla roccia. Non scolpire la roccia per la tua stupida scultura”.

Il romanzo racconta di un potere sfuggente, dalle molte forme, ma che esercita un controllo sociale e una normatività pesante sulle vite dei personaggi. L’emancipazione delle e attraverso le culture autonome e libere è possibile?

Sì, io ci credo. Credo che l’umanità sia migliore di quanto la Storia, lo Stato, la televisione e l’informazione facciano credere. La sfiducia nell’uomo in quanto tale, come essere tendenzialmente malvagio e corrotto, è un pensiero comune che ci accompagna da millenni ormai. A questo pessimismo antropologico che oggi possiamo definire ideologia borghese, o ideologia del meritevole, è direttamente legata l’idea della delega politica e dell’educazione dei popoli dall’alto. Sono un grande estimatore di Nietzsche e ho fatto mia l’idea di fondo della Genealogia della Morale secondo cui la morale occidentale sarebbe fondata sul risentimento dello spirito miserabile nei confronti di tutto ciò che è bello buono e forte.

Ecco, per come la vedo io, le culture autonome nel bene e nel male esisteranno sempre, forse più nel male che nel bene perché, in una parola, le culture indipendenti, gli artisti indipendenti e i liberi pensatori sono il male!

Il lavoro di Underground X non si ferma, ho visto che avete nuovi progetti in corso. Cosa ci dobbiamo aspettare nel futuro prossimo?

Ora stiamo lavorando a un re-styling de Il Gabbiano, uno spettacolo-performance con il Progetto Mayhem che presenteremo nei prossimi mesi, e alla sceneggiatura di un nuovo cortometraggio che presenteremo entro la fine del 2016. Naturalmente continuiamo a lavorare al festival delle culture indipendenti che probabilmente quest’anno faremo a giugno, e nel frattempo stiamo cercando di ampliare la rivista come foliazione e distribuzione perché tra le altre cose abbiamo bisogno di reclutare nuovi scrittori da proporre al più presto. Prima o poi ci piacerebbe dedicarci seriamente a delle produzioni discografiche, chissà…

Grazie per lo spazio

Viva il ResPublica!

Marvin

Alghero, autoproduzioni, cultura, socialità, autogestione