[1 marzo] Antropologia del Messico indigeno

sanmateo

Respublica ospita la presentazione di due libri di ricerca antropologica su San Mateo del Mar, nel Messico indigeno.
Il libro di Cristiano Tallè analizza il legame tra lingua nativa a appartenenza, diritti territoriali e ambientali.
Il libro di Flavia Cuturi, invece, pone l’accento sulla scrittura come spazio di memoria e di consapevolezza dell’appartenenza culturale e linguistica.

Moderatore: Martina Giuffrè, Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione, Università di Sassari.

Presentazione dei libri: Maurizio Gnerre, Dipartimento di Studi letterari, Linguistici e Comparati, Università L’Orientale di Napoli

Dialogo con gli autori
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Il libro di Cristiano Tallè “Sentieri di Parole. Lingua, paesaggio e nomi di luogo in una comunità indigena nel Messico del Sud”, SEID
Questo libro, frutto di una lunga esperienza di ricerca nella comunità indigena huave/ikoots di San Mateo del Mar nel Messico del sud, muove a partire dai nomi di luogo in lingua nativa, un oggetto di ricerca troppo spesso trascurato dall’indagine etnografica, per riflettere e ripensare l’indigenità ed il radicamento (miti fondativi dell’antropologia classica) in un mondo in cui si affollano dal basso, nelle lontane Americhe come ai margini della nostra Europa, voci che invocano ‘diritti territoriali e ambientali’ e nuovi modi di convivenza fra forme di vita umane e non umane.

Il libro di Flavia Cuturi “Juan Olivares. Un pescatore scrittore del Messico indigeno”. Roma, Meltemi.
Juan Olivares (1919-2009) è stato al lungo il punto di riferimento per tutti coloro che volevano avere nozioni della lingua e della cultura ikoots/huave di San Mateo del Mar, un villaggio di pescatori dello Stato di Oaxaca (Messico), adagiato tra dune e immense lagune, lungo la costa dell’Oceano Pacifico. Juan Olivares primo nel suo paese a scrivere nella propria lingua già adulto intorno agli anni ’40, ha scritto più di cinquecento pagine di appunti sulle pratiche culturali e linguistiche del proprio villaggio. La scrittura era diventata per lui una sorta di spazio della memoria e della consapevolezza nei confronti dell’appartenenza culturale e linguistica. L’eccezionale corpus è proposto, sebbene parzialmente, in questo libro non solo come testimonianza di “fatti” della storia, ma come una privilegiata fonte di riflessioni sul conflitto e sull’equilibrio tra cambiamenti e continuità culturali vissuti in prima persona e collettivamente spesso in maniera drammatica dalle popolazioni indigene. Flavia Cuturi ha analizzato ogni singolo testo insieme a Juan Olivares in un lasso di tempo di molti anni, permettendole così di proporre aspetti della testualità e del senso della scrittura elaborata da Olivares in maniera del tutto “originale” rispetto alle “nostre” pratiche di scrittura.